Era il 25 novembre 1960 quando le sorelle Mirabal persero la vita a Santo Domingo sotto la dittatura Trujillo. Il ricordo di quel tragico momento venne istituzionalizzato solo a partire dal 1981, quando il 25 novembre fu riconosciuto come data simbolo della lotta alla violenza contro le donne.
Oggi, esattamente 60 anni più tardi, la violenza sulle donne è perpetrata anche mediante l’utilizzo della tecnologia e di strumenti informatici; basti pensare ai dati pubblicati proprio in data odierna dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale in base ai quali, solo in Lombardia, nel corso dell’ultimo anno sono stati registrati circa 718 casi di reati di revenge porn.
Il revenge porn è un reato di recente introduzione (Legge 69/2019 – art. 612-ter Codice Penale) che punisce chiunque, avendo ricevuto o comunque acquisito immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, li diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento.
Come far fronte a questo genere di condotte?
La risposta non è univoca ma certamente deve esistere alla base la consapevolezza e la conoscenza di due concetti, oggi ancora (purtroppo) sottovalutati, ovvero quello della “privacy” e della “riservatezza”, nonché degli strumenti che la normativa vigente mette a disposizione per proteggere i nostri dati personali da sottrazioni illecite.
Ad esempio, prestiamo sufficiente attenzione quando pubblichiamo immagini online che ci ritraggono o che ritraggono altre persone? E’ di qualche giorno fa l’infografica pubblicata dal Garante Privacy che fornisce al riguardo suggerimenti e consigli utili (disponibile al seguente link).
Abbiamo mai verificato, prima di iniziare una conversazione e/o di entrare in chat con un terzo tramite uno strumento informatico, se il fornitore del servizio di comunicazione abbia adottato idonei protocolli di sicurezza per la nostra conversazione? Per comprendere meglio di cosa si tratta, è possibile consultare la pagina esplicativa messa a disposizione da WhatsApp al seguente link.
E ancora, conosciamo quali sono le applicazioni o i dispositivi – ad esempio presenti presso la nostra abitazione o installati presso i luoghi che frequentiamo (come piscine, palestre, ecc.) – in grado di riprenderci e/o ascoltarci a nostra insaputa? Ed in quest’ultimo caso, sappiamo come esercitare i nostri diritti privacy?
Di fatto il mondo digitale apre nuovi orizzonti anche per quanto concerne la tutela delle donne contro la violenza ed in questo contesto la protezione dei nostri dati personali riveste un ruolo importantissimo.
Eliminare la violenza in tutte le sue forme è l’obiettivo comune; a tal fine consapevolezza e conoscenza sono indispensabili.